giovedì 16 aprile 2015

Vive a Corridonia Bruno Carletti che nel 2006 gettò la moglie in un cassonetto

L'ex direttore del teatro Lauro Rossi e numero due dello Sferisterio sta finendo di scontare la condanna, confermata anche in Cassazione. La pena - 9 anni e 4 mesi - è stata alleggerita dai benefici di legge e adesso vive e lavora a Corridonia, in un'azienda agricola. 



Il tutto a pochi chilometri dalla sua Macerata, piena di ricordi nostalgici e dolorosi, ma ormai lontani da quella terribile mattina d'estate del 2006. L'immagine simbolo di una tragedia, in parte consumata e in parte evitata, è quel cassonetto associato per molto tempo al volto di Bruno Carletti. Ma ora le cose sono cambiate. C'è un'altra strada da percorrere, un nuovo inizio da scandire. Carletti è stato affidato ai servizi sociali, che continuerà per altri 12 mesi, in altre parole «quello che mi resta da scontare della pena», come conferma l'ex detenuto.
Nel carcere di Fermo l'uomo, che sta riconquistando la sua libertà passo dopo passo, ha cominciato gli studi di Psicologia, iscrivendosi all'Università de L'Aquila. Gli sono rimasti accanto tanti amici, con cui ha scambiato lettere e racconti, nelle giornate senza fine di un isolamento forzato.
Carletti ha avuto modo di meditare sul suo gesto, apice incomprensibile di quello che lui stesso ha definito conseguenza di un "raptus", un "blackout". Alle origini di una violenza senza limiti, passata attraverso le azioni di un uomo mite, stimato da tutti in città, ci potrebbe essere stato lo stress e il dolore per la separazione dopo un matrimonio ritenuto felice con una donna tanto amata, la frustrazione per il lavoro (all'epoca) in fase di declino. Ma ora non c'è più. Adesso c'è un uomo nuovo, che ha affrontato l'esperienza durissima della reclusione, faccia a faccia con i propri sbagli. Macchie di un passato che non ritornerà più.






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